[CRITICA CULTURALE]  “COMANDANTE”: il film di apertura dell’80ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica è al servizio del fascismo e della guerra imperialista

L’80ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica si svolgerà al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2023.Film di apertura sarà “Comandante” co-prodotto da Rai Cinema con la collaborazione della Marina Militare Italiana.Il film è incentrato sulla figura di Salvatore Todaro, che divenne comandante del sommergibile “Cappellini” nei primi anni della seconda guerra mondiale durante il regime fascista di Mussolini.

INDICE

Introduzione………………………………………………………………………………………………………………………. 2

Il film “Comandante” e la storia…………………………………………………………………………………………. 2

L’imperialismo fascista all’ombra della Germania nazista……………………………………………… 2

La Regia Marina è la Marina del fascismo……………………………………………………………………. 4

Il ruolo dei sottomarini…………………………………………………………………………………………………… 5

La Guerra di Spagna………………………………………………………………………………………………… 7

Il Mare Mediterraneo e l’Oceano Atlantico………………………………………………………………… 7

La Marina fascista contro l’Unione Sovietica, il Mar Nero e la Crimea……………………… 8

Il mito del “buon Todaro”…………………………………………………………………………………………… 9

Il film “Comandante” e il suo significato…………………………………………………………………………… 10

Un’operazione da MINICULPOP………………………………………………………………………………… 10

Un’operazione di reclutamento……………………………………………………………………………………. 11

Un film al servizio di fascismo e imperialismo…………………………………………………………….. 12

 

Introduzione

L’80ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica si svolgerà al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2023.

Film di apertura sarà “Comandante” co-prodotto da Rai Cinema con la collaborazione della Marina Militare Italiana.

Il film è incentrato sulla figura di Salvatore Todaro, che divenne comandante del sommergibile “Cappellini” nei primi anni della seconda guerra mondiale durante il regime fascista di Mussolini.

Il film “Comandante” ha richiesto un enorme sforzo in termini materiali e di studio per la costruzione dell’ambientazione d’epoca, tanto che già si pensa di sfruttare la ricostruzione del sommergibile a fini museali.

La figura di Todaro è già celebrata nella storia del nostro paese, a lui sono intitolate alcune scuole e, soprattutto, un’intera classe di sommergibili, la classe “Todaro”, appunto, che conta oggi 4 unità tra le quali, la più avanzata è stata chiamata “Todaro” in suo onore.

Anche se lui è deceduto in guerra, alla fine del 1942, il suo nome rappresenta molto bene un filo che lega la storia dell’imperialismo italiano prima, durante e dopo la caduta del fascismo.

Il film “Comandante” e la storia

L’imperialismo fascista all’ombra della Germania nazista

Per inquadrare la fase storica nella quale opera la figura di Todaro è necessario ripercorrere brevemente alcuni passaggi.

Dall’ottobre del 1935 al maggio del 1936, il fascismo italiano conduce l’aggressione all’Etiopia in coerente continuità con il processo coloniale iniziato dal Regno d’Italia in Corno d’Africa nel 1882.

Il 24 ottobre viene stipulata un’intesa tra la Germania e il Regno d’Italia chiamata “Asse Roma-Berlino”.

Dal 1936 all’aprile del 1939 anche l’Italia, come la Germania nazista, sostenne le milizie fasciste del generale Franco dopo il colpo di stato militare del 17 luglio contro il legittimo governo repubblicano.

Nell’aprile del 1939, l’Italia aggredisce e invade l’Albania, il 22 maggio 1939 l’Italia fascista e la Germania nazista sottoscrivono il “Patto d’Acciaio” e il primo settembre del 1939 la Germania aggredisce la Polonia, mentre il 10 giugno del 1940 Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista e dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna.

L’Italia entra in guerra 9 mesi dopo l’aggressione della Germania alla Polonia e in condizioni di arretratezza tecnologica e fragilità strutturale che ne minano fin da subito gli esiti. L’economia nazionale era già profondamente segnata dall’aggressione all’Etiopia e dagli sforzi bellici nella “Guerra di Spagna” e i tentativi di impostare una flotta significativa e un esercito al passo con i tempi avevano ulteriormente drenato le risorse finanziarie del paese.

Sotto l’ombrello dell’imperialismo nazista, lo stato italiano cerca quindi di conquistarsi degli esili spazi di espansionismo e il territorio “mare” è uno dei terreni che deve essere occupato strappando innanzitutto il controllo del Mediterraneo alla marina britannica.

L’opportunismo fascista è ben rappresentato anche da un altro passaggio diplomatico quando, 3 mesi dopo, l’imperialismo italiano cerca di assicurarsi nuovamente un futuro nella spartizione del mondo con il “Trattato tripartito” o “Asse Roma-Berlino-Tokyo” firmato il 27 settembre 1940 dalla Germania nazista, dallo stato fascista italiano e dallo stato fascista giapponese, già da 50 anni impegnato nell’espansionismo in Asia con la feroce aggressione al popolo coreano e soprattutto cinese.

Va sottolineato come il patto sia completamente sbilanciato a sfavore dell’Italia poiché la Germania e il Giappone rappresentavano già allora due delle potenze economiche e militari più sviluppate al mondo e, nello specifico, il paese asiatico disponeva di una delle marine più potenti in assoluto, come dimostrerà nello scontro con gli USA nell’Oceano Pacifico. La Germania, nel gennaio del 1939, aveva già varato la corazzata Bismark, una delle più avanzate del mondo, la marina giapponese disponeva delle supercorazzate della classe Yamamoto, mentre le corazzate italiane più avanzate, quelle della classe Littorio, erano talmente lente da non essere utilizzabili nell’Atlantico, ma solo nel Mediterraneo, presentando inoltre problematiche nei cannoni navali e riconfermando ancora una volta le caratteristiche di paese non comparabile a potenze quali Germania e Giappone.

Con il “Patto D’Acciaio” e il “Trattato tripartito”, il re e Mussolini si mettono di fatto al servizio del nazifascismo mondiale e la Regia Marina, per la debolezza strutturale del capitalismo italiano, fa acqua da tutte le parti.

Le enormi arretratezze come la mancanza di portaerei, radar e lacune nella ricognizione favorirono gravi perdite e già nella notte tra l’11 e il 12 novembre del 1940, gli aerosiluranti della marina britannica attaccavano il porto di Taranto, mettendo fuori combattimento metà delle navi da battaglia italiane e tra queste ben tre corazzate.

Nel febbraio del 1941 i tedeschi pretenderanno dalla marina italiana un attacco significativo alle forze della marina britannica, ma le conseguenze saranno la grave sconfitta italiana nello scontro navale di Capo Matapan e ancora, nella notte tra il 25 e il 26 luglio, il fallito attacco contro la base britannica di Malta.

Questi episodi confermavano ancora una volta, da un lato l’estrema roboante aggressività dell’imperialismo regio e fascista e, dall’altro, l’inadeguatezza e la sudditanza dell’Italia all’alleato germanico.

La Regia Marina è la Marina del fascismo

Non esiste uno sforzo bellico italiano che sia realmente indipendente dai progetti e dalle strategie della Germania hitleriana e non esiste di fatto distinzione tra regie forze armate sotto il comando di Vittorio Emanuele III e forze armate sotto il controllo di Mussolini, al quale il re aveva conferito il ruolo di presidente del consiglio il 30 ottobre del 1922.

Naturalmente queste considerazioni valgono quindi per le forze di terra, per l’aviazione e, nel caso specifico, per l’impiego dei sommergibili.

Dalla fine della prima guerra mondiale, per poi arrivare al fascismo e alla storia attuale, assistiamo ad un percorso all’insegna della continuità nella storia dell’imperialismo italiano e ciò si manifesta anche nelle dinastie militari.

Costanzo Ciano era una figura significativa della prima guerra mondiale e diventò poi capitano di vascello della Regia Marina e contrammiraglio di Riserva. Al comando di unità siluranti di superficie (MAS e torpediniere) opererà contro le corazzate austriache e nel febbraio del 1918 sarà autore della cosiddetta “beffa di Buccari”, insieme a D’Annunzio, contro unità dell’impero austroungarico. Ma oltre che militare, in queste unità speciali Costanzo Ciano era soprattutto uno squadrista della prima ora e diventerà un anello di congiunzione tra Regia Marina e fascismo assumendo, il 31 ottobre 1922, la carica di Sottosegretario di Stato per la Regia Marina del governo Mussolini e di Commissario per la Marina Mercantile. Nel 1924 venne rieletto deputato alla Camera dei Deputati del Regno e confermato nel 1929, per poi essere eletto nel 1934 e nel 1939 nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni, diventandone presidente.

Sarà poi il figlio Galeazzo Ciano a sottoscrivere il “Patto d’Acciaio” del 22 maggio del 1939 tra Regno d’Italia e Germania nazista e poi a consegnare la dichiarazione di guerra agli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna.

Una figura che sarà molto importante per inquadrare la figura di Todaro è quella di Junio Valerio Borghese. Borghese viene giustamente condannato dagli antifascisti italiani e dai sinceri democratici per i crimini della X-MAS al servizio della Repubblica Sociale di Mussolini e per il “Golpe Borghese” del 1970, ma raramente si approfondisce il suo ruolo prima del’8 settembre del 1943. Va ricordato che Borghese percorse tutte le più importanti tappe della sua formazione militare e militarista proprio in marina, frequentando dal 1922 la “Regia Accademia Navale”, per poi arrivare nel 1932 ai sommergibili. Partecipa nel 1935 alla guerra in Africa orientale e, successivamente, alla “Guerra di Spagna”. Il suo percorso è simile quindi, per molti versi, a quello di Todaro, ma c’è però una differenza sostanziale perché Todaro morirà prima della nascita della RSI e quindi oggi è una figura spendibile più facilmente su un piano propagandistico, a differenza di Borghese.

Ambedue si conobbero durante gli studi militari e fu proprio Borghese a promuovere Todaro nella X flottiglia MAS, quando ne ottenne il comando dopo il fallimento dell’azione di Malta nel Luglio del 1941 e dopo che Todaro aveva espresso il desiderio di entrarvi: “chiamai alla testa del Reparto di superficie un ufficiale di altissime qualità personali e professionali, il mio amico e compagno di corso capitano di corvetta Salvatore Todaro”.  Borghese inoltre stimava Todaro anche per il suo impegno nell’ideazione dei barchini “SMA” (“MTSM”), evoluzione dei siluranti della Marina, e in alcune innovazioni tecnologiche.

Nell’agosto del 1940 Borghese viene inviato a Memel, città lituana occupata nel 39 dai nazisti, dove segue un corso di sommergibili atlantici a bordo degli U-Boot tedeschi, rafforzando con loro rapporti di amicizia e complicità come fece Todaro presso la base BETASOM di Bordeaux. Tali relazioni diventeranno poi palesi dopo l’8 settembre del 1943, con l’adesione di Borghese allo stato fantoccio della RSI al servizio del nazismo germanico.

Il ruolo dei sottomarini

Dopo la fine della prima guerra mondiale, nonostante l’arretratezza dell’industria italiana, l’interesse per questi mezzi aumentò sempre più e già tra il 1925 e il 1929 i Cantieri Navali Triestini di Monfalcone producevano alcuni sommergibili, mentre crescevano ulteriormente le competenze nello studio e nell’impiego di idrovolanti, aerosiluranti, esplorazioni subacquee, ecc., con una particolare attenzione all’aviazione negli scenari sul mare.  Todaro fu sempre impegnato e propositivo nella sperimentazione di nuove tecniche e nell’uso degli aerosiluranti. A tale proposito riportiamo un estratto della proposta che fece nel febbraio del 1935, indirizzata all’Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Marina:

“Propongo di costituire un Reparto di Arditi Aeronavali, allo scopo di condurre la guerra offensiva alle unità navali nemiche, mediante il siluro… L’unico sistema per valorizzare tale arma è quello di lanciarla da un aereo che può in breve tempo giungere al lancio nel punto prescelto… Il reparto deve appunto raggiungere lo scopo fondamentale di abituare gli uomini al rischio e alla gioia dell’attacco, creando in loro e intorno a loro un’atmosfera di altissima tensione ideale.”

L’enfasi della proposta e il riferimento alla “guerra offensiva” e alla “gioia dell’attacco” bene si addice all’entusiasmo militarista tipico dell’ideologia imperialista e fascista del momento.
Nonostante rimanga ferito gravemente alla schiena durante un’azione, Todaro chiederà di rimanere ancora ad operare con gli aerosiluranti e successivamente nei sommergibili.
Il capitano Walter Auconi, che sarà il successore di Todaro al comando del “Cappellini” dopo la sua morte, ne farà questo ritratto: “…aveva effettivamente consentito che i suoi marinai fossero armati di pugnale allo scopo di creare un particolare spirito aggressivo nel suo equipaggio…godeva la generale simpatia e ammirazione dei colleghi, sia italiani sia tedeschi…

Come per Borghese, infatti, il rapporto e il cameratismo con i nazisti sarà molto forte nel corpo elitario e del tutto particolare nei sommergibilisti e negli specialisti dei mezzi siluranti.

All’entrata in guerra, l’Italia possedeva un centinaio di sottomarini e solo una quarantina erano adatti alla navigazione oceanica, mentre la Germania nel 1939 disponeva solamente di poche decine di sottomarini, gli U-boot, avendo iniziato a dotarsene solo nel 1935. Quindi, il contributo degli italiani risultava utile per il nazismo e la stessa storia di Todaro lo conferma. I sottomarini erano stati utilizzati già nella prima guerra mondiale e i tedeschi avevano operato anche nel Mediterraneo ma, con la sconfitta, il trattato di Versailles aveva inizialmente sfavorito lo sforzo bellico tedesco, che si era poi orientato alla produzione di forze navali di superficie, aeree e terrestri.

Per avere un’idea della penuria di queste unità, ricordiamo che il comandante tedesco della flotta di sottomarini Karl Doenitz stimava che ne sarebbero serviti almeno 300 per vincere la guerra nell’Atlantico e portare l’attacco fino alla costa orientale degli Stati Uniti.

Con la successiva occupazione della Francia e la disponibilità dei porti atlantici, l’attenzione di Hitler per i sottomarini aumenterà facendoli diventare, almeno per i primi tempi, un’arma estremamente utile per il nazismo. Tuttavia le crescenti difficoltà incontrate contro l’Unione Sovietica e l’enorme necessità di risorse non consentiranno mai, per fortuna, di colmare la carenza di U-boot.

I porti francesi diventeranno importanti anche per i sottomarini italiani e lo stesso “Cappellini” utilizzerà spessissimo la base BETASOM di Bordeaux dove riceverà assistenza, riparazione e ammodernamenti, sempre in un contesto di accordi e ordini imposti di fatto dalla Germania nazista.

La Guerra di Spagna

Alcuni accordi tra Italia e Gran Bretagna (gennaio 1937, gentlemen’s agreement) consentono l’operatività di Mussolini nel Mediterraneo e sul suolo spagnolo, permettendo agevolmente da un lato i rifornimenti ai nazionalisti di Franco e, dall’altro, l’impedimento degli aiuti sovietici ai repubblicani via mare.

Il sostegno italiano al fascismo di Franco vedrà l’impiego di 70.000 uomini, carri armati, aerei, mezzi lanciafiamme e naturalmente anche sommergibili, tra i quali il “Torricelli”, responsabile del grave danneggiamento all’incrociatore repubblicano “Miguel de Cervantes”. Successivamente alcuni sottomarini italiani verranno addirittura ceduti ai nazionalisti di Franco.

Ne 1936 Todaro sarà imbarcato sul sottomarino “Colonna” in qualità di tenente di vascello e sarà poi operativo anche nella “Guerra di Spagna”.

Come riconoscimento del suo operato militare a sostegno delle armate di Franco, sarà insignito della “Medalla de la Campaña” dal Ministro della Marina Spagnola l’11 gennaio del 1940. Caratteristica di questa medaglia “della campagna 1936-1939” è la raffigurazione di un leone che lotta contro un drago e sul drago è riportato il simbolo della falce e martello a rimarcare la natura fascista e antiproletaria del regime franchista al quale Todaro aveva dato il suo contributo.

Nonostante la Spagna, ormai sotto la dittatura franchista, fosse formalmente neutrale e i trattati internazionali non consentissero la permanenza di mezzi belligeranti oltre le 24 ore nei suoi porti, più volte anche Franco offrì tranquillo riparo e assistenza ai mezzi italiani, tra i quali ancora il “Cappellini” di Todaro.

Il Mare Mediterraneo e l’Oceano Atlantico

Prima dell’aggressione nazista all’Unione Sovietica avvenuta il 22 giugno del 1941, la Germania era libera di concentrarsi all’attacco delle navi da trasporto che fanno il tragitto atlantico fino agli USA e al Canada o all’Africa del Nord o Gibilterra.

Di fatto si trattava di un tentativo di strangolamento della Gran Bretagna che veniva costantemente rifornita via mare e, in questa prima fase si tratta essenzialmente di un’aggressione, da parte del nazifascismo, a mezzi di trasporto civili senza armamento o debolmente armati e non si parla ancora di convogli scortati da mezzi navali militari come invece sarà dopo l’entrata in guerra degli USA. La copertura aerea è limitata a poche centinaia di miglia dalla costa di eventuali paesi alleati e va considerato che Francia, Spagna, Portogallo, isole Azzorre e Canarie sono sotto il controllo tedesco oppure neutrali ma ostili alla Gran Bretagna e, quindi, non sono disponibili come base per l’aviazione.

Si comprende così che una nave da trasporto, nel 1939-1940, era estremamente vulnerabile agli attacchi di Germania e Italia. Si stima che le perdite subite dagli alleati passarono dalle 160mila tonnellate del settembre del 1939 alle 350mila di un anno dopo, in uno scenario che vide il fascismo italiano dare il suo contributo di distruzione, naturalmente anche con la partecipazione di Todaro.

Solo per colpa dei sottomarini italiani di stanza a Bordeaux, si stimano 109 navi affondate per 593.864 tonnellate di stazza lorda e un numero imprecisato di vite umane, molte delle quali civili.

La Marina fascista contro l’Unione Sovietica, il Mar Nero e la Crimea

Il 22 giugno del 1941 Hitler attacca l’Unione Sovietica, ma già agli inizi del 1942, con l’aumento delle difficoltà che incontra progressivamente, richiede a Mussolini un impegno sempre crescente da parte dell’Italia. Il controllo del Mar Nero era infatti diventato indispensabile per espugnare Sebastopoli, che resisteva ancora all’occupazione tedesca della Crimea ed era costantemente rifornita via mare. Le difficoltà nello sfruttare lo stretto dei Dardanelli, a causa della convenzione di Montreaux, suggerì l’impiego di mezzi di piccole dimensioni trasportabili via terra, che la Germania non possedeva, mentre rappresentavano una specialità della Regia Marina e quindi, il 14 gennaio del 1942, l’ammiraglio tedesco Reader ne richiese l’invio.

Todaro si attivò per portare il suo contributo contro il popolo sovietico, preparando nella primavera del ’42 una complessa spedizione via terra dei seguenti mezzi:

  • una squadriglia di 6 sommergibili da 35 tonn
  • una squadriglia di 4 Mas da 20 tonn.
  • una squadriglia di 5 motoscafi siluranti
  • cinque barchini esplosivi

che giungeranno in Crimea il 23 Maggio.

Dopo la caduta di Sebastopoli ad opera di imponenti forze tedesche, con la collaborazione di rumeni, marina bulgara e italiana, Todaro rientrò in Italia e fu decorato con una medaglia d’argento al valor militare per il suo operato contro la marina sovietica.

Todaro morirà in seguito ad un attacco aereo il 14 dicembre del 1942 e al suo attivo avrà maturato ben 8 ricompense al valor militare.

Il mito del “buon Todaro”

Dopo questa lunga premessa, possiamo entrare nel merito del famoso episodio sul quale s’incentra il film “Comandante” e un’immensa mole di retorica da “italiani brava gente”, che celebra in Italia Salvatore Todaro.

Il 16 ottobre dei 1940 il sommergibile “Cappellini” individua il piroscafo “kabalo” a circa 400 km a sud-ovest delle Isole Azzorre.

Si tratta di un piroscafo registrato ad un proprietario di Anversa, ma il Belgio è stato invaso dai nazisti pochi mesi prima e l’Italia non ha mai dichiarato guerra a questo paese, mentre partecipa nell’Atlantico alle operazioni di blocco delle navi da trasporto imposto dalla Germania nazista. La Regia Marina si riserva di perquisire qualsiasi natante e di affondarlo anche se neutrale ma utilizzato per trasportare risorse destinate al nemico.

Il piroscafo non è scortato ed è facile preda del sottomarino atlantico, che cerca di affondarlo con una successione di 3 siluri. Successivamente, l’uso del cannone di bordo provoca solo un lento affondamento del “Kabalo”. L’equipaggio riesce a salire su due scialuppe. Una verrà recuperata poi da un mercantile, mentre l’altra sarà oggetto di salvataggio da parte di Todaro.

In una prima fase, il sottomarino “Cappellini” trainò la scialuppa dei naufraghi belgi e successivamente, viste le condizioni del mare in peggioramento, li prese a bordo.

La ricostruzione riporta che Todaro salvò l’equipaggio portandolo fino ad un porto sicuro e neutrale alle isole Azzorre. Un altro passaggio relativo a questa vicenda è il seguente: a chi gli fece notare che i tedeschi non avrebbero fatto altrettanto, Todaro rispose:

“noi siamo italiani…i tedeschi non hanno dietro di loro i nostri duemila anni di civiltà.”

Affermazione che ben si allinea alla propaganda retorica del fascismo mussoliniano sul mito dell’impero e che, alla luce della guerra di aggressione contro i popoli del mondo che il fascismo stava conducendo a fianco di Hitler e del Giappone, lascia inorriditi. Todaro comunque fu sempre stimato dai tedeschi, tanto che l’ammiraglio Doenitz lo ricorderà così:

“Io so che il comandante Salvatore Todaro era un simpaticissimo, abile e valoroso Ufficiale. Questo è il mio ricordo”

La marina di Hitler aveva molte ragioni per stimare l’impegno del fascismo nella guerra dell’Atlantico, dato che solo nel 1941 saranno più di 40 le missioni dei sommergibili italiani con la punta massima raggiunta dal “Cappellini” e, anche per questi “meriti”, la Germania di Hitler premierà Todaro con due croci di ferro di seconda classe.

Il “Cappellini”, su richiesta della Germania, diventerà un mezzo di trasporto di materiale bellico nel Mar del Giappone e dopo l’8 settembre del 1943 sarà sequestrato dalla Marina giapponese. Alcuni sottomarini che si trovavano presso basi tedesche furono inglobati nella marina tedesca e una parte degli equipaggi entrerà nella X-MAS di Junio Valerio Borghese.

Il film “Comandante” e il suo significato

Un’operazione da MINICULPOP

Il regime di Mussolini aveva dato vita al “Ministero della cultura popolare” e nel 1934 alla “Direzione generale per la cinematografia” sull’onda dell’esperienza propagandistica del regime hitleriano. Per tornare quindi al giorno d’oggi e cogliere il senso di questa operazione è utile citare cosa scrive il quotidiano liberoquotidiano.it online il 22 novembre del 2022 sotto il titolo molto significativo:

“Rai, clamoroso: il nuovo eroe? Un comandante fascista della Decima Mas”

“È una storia di tanti anni fa. Una bella storia. Che parla di un eroe fascista che a ottant’ anni dalla sua morte potrebbe diventare pure un eroe della sinistra”

Facendo questo tipo di affermazione, Libero coglie come “l’eroismo fascista” che viene celebrato in questo film non poteva essere esplicitato ma andava veicolato attraverso un messaggio che potesse essere accessibile oggi ad una larga maggioranza della “gente comune”. Oggi c’è un’opinione pubblica, ci sono giovani molto turbati dalla strage di migranti naufraghi in balia delle onde ed è necessaria una chiave di lettura diversa, che fa fantasticare appunto di una storia del nostro paese passata, presente e futura, “bella” e rassicurante. Una sorta di riedizione del mito “italiani brava gente”, che viene attualizzato grazie ai naufraghi del Kabalo salvati dalla Marina di allora, ma che potrebbe essere quella di oggi. Ma non si tratta solo di guardare al passato in un’ottica revisionista. Si tratta soprattutto di guardare al futuro, ai giovani italiani che saranno chiamati a morire nelle future imprese imperialiste ed è verso di loro che oggi lo Stato italiano sta rivolgendo sempre maggiori attenzioni.

Un’operazione di reclutamento

Va sottolineato come la chiusura del Festival di Sanremo del 2023 è stata annunciata dallo

Stato maggiore dell’Aeronautica militare, che si è soffermato su “valori” quali “patria”, “onore”, “vigile difesa”, ma soprattutto su un appello ai giovani ad entrare nelle forze armate. Non basta però che siano i militari a fare queste affermazioni perché servono dei mezzi per veicolare questi messaggi ed essere in grado di “parlare” ai giovani e di toccare i loro interessi e per questo abbiamo assistito al sostegno vergognoso del conduttore Amadeus, che ha sostenuto il militare con il suo incitamento:

“Generale, tantissimi giovani ci seguono e sono sicuro, avranno accolto il vostro invito”.

Sempre più spesso aderenti alle forze armate entrano nelle scuole per fare presentazioni o dare spiegazioni tecniche e storiche sulla storia del nostro paese.

La Marina Militare è sempre più spesso protagonista di festival rivolti anche ad un pubblico di giovani studenti, come a Trieste nel 2021 e nel 2022, dove sono invitati come relatori quadri militari e Ammiragli, insieme a figure “civili” e, sotto il nome di studio della “geopolitica”, si diffonde una visione nazionalista, militarista e imperialista.

Ma servono iniziative in grado di entrare nelle case degli italiani e quindi servono i grandi mezzi di comunicazione con i servizi della Rai, che presenta una puntata di Ulisse dedicata al più avanzato sommergibile oggi a disposizione della Marina Italiana, il Salvatore Todaro; o quello sempre della Rai sulle esercitazioni della NATO “Mare Aperto” con l’impiego della portaerei Cavour. Serve utilizzare Youtube per pubblicare centinaia di video della Marina Militare e di canali “amici”, dove si dà sfoggio delle evoluzioni tecnologiche di cui oggi dispone l’Italia e soprattutto i suoi alleati. Si costruisce quindi un’immagine elitaria di un corpo militare che dispone di mezzi avanzati, proprio come succedeva durante le guerre guerreggiate del 1900, ma con specifiche finalità odierne.

Servono naturalmente attori e registi stimati dal grande pubblico e in particolare da giovani e dalla società civile di “sinistra”, per veicolare agevolmente contenuti reazionari e mistificanti e quindi, in definitiva, serve anche presentare proprio un film come “Comandante” in apertura alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Un film al servizio di fascismo e imperialismo

A causa delle specificità della storia del nostro paese e della sua scarsa conoscenza soprattutto tra i giovani, si crea spesso confusione tra ciò che fu l’Italia con le sue forze armate da un lato e il fascismo dall’altro, ed è per questo che “Comandante” è volto a sottolineare i valori dell’essere italiani e non quello dell’essere fascisti perché questo oggi sarebbe difficilmente spendibile. Peraltro è uno stratagemma utilizzato spesso anche nella ricostruzione della storia della Germania nazista e dei suoi crimini quando si separano per esempio le SS dai soldati della Wehrmacht.

Deve invece essere chiaro che dalla presa del potere di Mussolini in Italia, il fascismo è l’involucro nel quale opera l’imperialismo italiano alleato di Germania e Giappone (oltre che di vari stati collaborazionisti).

Ricordiamo tutto ciò per ribadire che anche Todaro operava sotto il comando del Re e di Mussolini, che in quella fase esprimevano un’unità di intenti e quindi è impossibile celebrare oggi Todaro e la marina senza celebrare il fascismo, il colonialismo e l’imperialismo italiano.

La scelta di dedicare oggi un film a questo personaggio insieme ad un libro, pubblicato il 25 gennaio 2023, incentrandone la trama su di un singolo episodio del tutto marginale e ampiamente romanzato, è frutto della necessità di mitizzare anche una delle componenti più significative ed elitarie delle forze armate italiane, ossia la Marina Militare, nel quadro del presente e futuro ruolo d’impiego diretto in vari possibili scenari dello scontro inter-imperialista.

Affermiamo quindi che chi celebra Todaro lo fa con l’infame intento di riabilitare l’imperialismo fascista di allora, riattualizzandolo ai fini di oggi, perché Todaro non era un soldatino in balia degli eventi che spera nel crollo del regime, ma un quadro militare, un militarista e un nemico dei popoli e della pace mondiale al servizio di fascismo e imperialismo!

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